Ivo parte 4° - Rapetta Ivo

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Ivo parte 4°

Ivo Rapetta

Il matrimonio, i figli, il lavoro e la pensione...


Un passo indietro è d'obbligo per mettere a fuoco  qualche particolare. Nel racconto delle pagina precedenti ho cercato di mantenere un filo logico con "consecuzio tempore", al fine di far risultave abbastanza filante un racconto di una vita che, essendo una corposa serie di fatti anche slegati fra di loro, risulta molto difficile rendere fluida scrivendo. L'ho raccontata perciò per sommi capi e in questa pagina affronterò delle diversioni molto importanti almeno per me. Il mio matrimonio per esempio è una di queste. Nel 1968/69 assieme ai miei amici appassionati di Fogerty, abbiamo messo su un gruppo rock denominato i Gem, del quale facevano parte in ordine di apparizione nella foto da sinistra Ivo Rapetta (io), a seguire verso    Il mio primo gruppo che ricordo sempre  con molta nostalgia "I GEM" 1969
destra   Barone Rosario ottimo chitarrista ritmico, poi Enzo Giancaspro bravissimo solista e poi il nostro Sivero Albino impareggiabile Bassista e in ultimo non inquadrato nella foto il nostro bravo tastierista Francesco Amato. Dopo parecchie prove, (siamo partiti da zero), abbiamo trovato un tecnico veramente in gamba, si chiamava Gino Bona. Egli aveva il compito di regolarci i volume in esecuzione dei pezzi musicali e di adattare le impedenze d'uscita al collegamento con le casse altoparlanti usati di volta in volta secondo la cubatura del locale. Allora nessuno di noi aveva le competenze necessarie per fare un ottimo lavoro come lui. Il caro Gino fece uno sbaglio che cambiò la mia vita, portò alle prove e agli spettacoli che davamo presso la trattoria "Da Luca" di Torrazza (un paesino sopra a Pino Soprano) sua sorella Bruna.  Appena la vidi restai folgorato! Una bellissima ragazza, alta, nera con capelli lunghi e un viso incredibilmente bello... dopo aver superato il tuffo al cuore e l'adrenalina e chissà quanti altri ormoni che si erano riversati nella mia circolazione sanguigna, decisi fra me che questa sarebba stata la mia compagna per la vita. Ebbene sì, avevo già in me i segni della pazzia se così giovane pensavo al matrimonio, ma era quello che pensavo e che volevo fortemente. Così dopo un corte discreta e costante, ella  mi ammise alla sua attenzione. Frequentandola capii che non mi ero sbagliato Bruna era meravigliosa. Ci fidanzammo con qualche difficoltà per via del padre di lei che non vedeva di buon occhio i capelloni che suonavano (avevo anch'io i capelli un poco lungo). Siamo rimasti dopo una scaramuccia tra me e Dario, questo il nome del padre di lei, senza vederci per qualche tempo ma, le abili mani di lei e della madre Delfina, che tessevano in continuazione abili: "Ti saluta mio padre",oppure: "mio padre mi ha chiesto come stai" e via discorrendo. E' ovvio che a lui dicevano le stesse cose ma al contrario, era un modo per "ammorbidirci" in attesa di un riappacificamento pilotato da loro, ma che in fondo tutti e due volevamo ma, essendo dei maschi orgogliosi e testardi non lo avremmo mai ammesso spontaneamente, ma era proprio così. Dopo  un invito a pranzo, riprendemmo a frequentarci e lei fece coppia fissa con me, sempre attenta ad attivare le difese attive contro le farfalline che svolazzavano intorno ai gruppi musicali. Dopo un paio d'anni avendo il desiderio di mettere su famiglia, ci sposammo nella chiesa di Don Bosco in via Carlo Rolando a Sampierd'arena. Fu un cambiamento epocale nella mia vita, ma fu cercato e voluto. Ancora oggi dopo 41 anni benedico quel giorno e il fato che ci fece incontrare. Dopo poco più di un anno nacque Stefano, il primo dei miei due figli, la sua infanzia la passò a Prato (periferia di Genova) e mi ricordo ancora che mi chiamava mamma facendomi inorgoglire: la mattino lo pulivo, gli preparavo la pappa, lo portavo fuori ai giardini pubblici. Bruna lavorava mezza giornata e tornava alle 13.00 io prendevo servizio alle 13.30 presso la sezione della Foce (10 km)  Per cui verso le 11.00 ritornavo a casa dai giardini e preparavo il pranzo per Stefano e per mia moglie. Che vedevo appena quando arrivava alle 13.15 circa e   Il mio caro suocero Dario Bona   partivo io come un razzo rischiando parecchie volte la pelle ma gli orari nel corpo dei Vigili Urbani andavano rispettati (avevamo due anni di prova prima di essere confermati come agenti, se il parere fosse stato negativo c'era il licenziamento). Riuscii a sopportare il surmenage per un paio d'anni, diventando così stressato mentalmente che al fine turno non ricordavo nemmeno dove avevo posteggiato il mio veicolo, ero proprio fuso. Feci così domanda di trasferimento, che mi venne negato dal mio brigadiere perchè uno come me (sue parole) gli serviva troppo. Riuscii nell'intento di farmi trasferire nonostante il parere contrario del Brigadiere, andando presso il mio comando e cioccando come una lama vuota. Due pugni sulla scrivania dell'Ufficiale grassi e qualche urlo unito alla mia corporatura massiccia  fecero il miracolo, ebbi il trasferimento presso la sezione di Molassana di lì a un paio di giorni (e io avevo fatto richieste per due anni con esito negativo)... a volte bisogna dare di matto il perchè mi è sconosciuto ma normalmente funziona.
Molassan fu un periodo ( quattro anni) felice. Io e la mia moto lavoravamo 8 ore filate, il lavoro non mi pesava e poi era un periodo nel quale non ci si annoiava. Denuncie, arresti quasi quotidiani per il grande numero di giovani che indulgevano in rapine, furti e quant'altro. qualche altro elogio per operazioni di servizio lo presi anche  in questa sezione, uno addirittura del sindaco Cerofolini, uno dei migliori sindaci socialisti mai avuto in Genova. In quel periodo (1979) venni a conoscenza di una cooperativa edilizia (Habitat 79) che si stava costituendo nella quale già altri colleghi si erano iscritti. Ci voleva un capitale iniziale che naturalmente non avevo lavorando solo io ma i miei genitori e quelli di Bruna ci aiutarono  per consegnare quet'anticipo. Intanto proseguivo i miei studi in elettronica e conoscendo la ditta Gesco imparai a montare gli impianti d'allarme e a ripararli riuscendo così a continuare i pagamenti delle varie trance. Sapendo che l'impianto di riscaldamento dell'edificio da costruire nella via Val Trebbia sarebbe stato il primo impianto ad aria calda ad energie rinnovabili (impianto solare) mi misi in testa di riuscire ad averlo gestione. Mi iscrissi presso una scuola privata a Sestri (succursale dell'Wall street institute  scuola nella quale avevo già ottenuto un attestato        
L'elogio della massima carica cittadina il Major o sindaco di Genova Fulvio Cerofolini.       per operatore IBM MS-DOS) che unica in Liguria proponeva un corso dal costo esorbitante di 1.500.000 lire di tecnico per impianti solari. Mi iscrissi e frequentai ottenendo il mio bel diploma. Con il certificato in mano mi presentai presso il cantiere del costruendo mio futuro palazzo e parlai con l'ingegniere progettista chiedendo se interessava avere un  referente qualificato in loco alla messa in opera dell'impianto essendo egli di Torino e sempre in giro per l'Italia. Ottenni il posto immediatamente e l'ingegniere mi affidò i disegni del cablaggio teorico che aveva  disegnato incaricandomi di prelevare i due pannelli di comando da una ditta di sampierdarena appena li avessero completati. Aggiunse di aspettare lui per i collegamenti perchè era cosa difficile visto il gran numero di contatti e anche  perchè avendola progettata lui era il solo a capirci qualcosa. Indovinate un po cosa feci? Mi feci consegnare i quadri elettrici, li feci portare a tetto, li saldai alla capriate e iniziai i collegamenti pronto a fermarmi alla prima difficoltà interpretativa. Finii il lavoro e quando  ritornò  in cantiere  il progettista quasi non credeva ai propri occhi, l'impianto era finito e funzionava tutto ero stato perfetto in tutto! Bene tutti i salmi finiscono in gloria, riuscii con i denari guadagnati nei vari lavori e nella manutenzione dell'impianto a versare regolarmente le mie quote ed adesso sono proprietario. Nel 1985 venni ad abitare in via Val Trebbia 8/4 cosa che faccio tutt'ora. Nel 1989 mi feci trasferire presso il Servizio Annona  che mi destinò alla sorveglianza dei mercati settimanali di quartiere e del commercio in sede fissa. Ci rimasi fino alla pensione (2008) lavorando sempre con dedizione e senza guardare l'orologio (con disappunto a volte di Bruna) tanto da essere promosso Brigadiere, Istruttore, Ispettore, Ispettore capo e in ultimo Commissario di Polizia Municipale. Mi sono sempre messo a disposizione delle persone, non ho mai rubato, non ho mai accettato nemmeno un caffè, mosca bianca fra i tafani, ma le cose che i miei genitori mi hanno insegnato anche se attualmente fuori moda in questo mondo moderno,  questo ho imparato e questo ho messo in pratica. Ho avuto molti attacchi da invidiosi, da corrotti, da lecchini di partito ma ho sempre vinto le mie battaglie, li ho sempre stesi tutti senza riguardo per il grado che avevano. Quando non hai scheletri nell'armadio, non sei ricattabbile. Ho lottato contro gli scemi per 40 anni, ora in pensione ricevo costantemente attestati di stima da tutti quelli che mi hanno conosciuto, anche da quelli a cui avevo sequestrato il motorino, anche da chi avevo arrestato, anche loro mi hanno ringraziato per essere riuscito con la mia fermezza, a fermarli in tempo.
Ho sempre fatto quello che la legge mi richiedeva ma ho sempre sostenuto e aiutato chi se lo meritava. Il bilancio della mia vita è pertanto positivo e sono soddisfatto di quello che ho fatto e di quello che ho ottenuto. Mi resta ancora da fare un     Il Mio set drum:  Ludwig naturalmente. Genova Piazza Rossetti preparativi per il concerto
viaggio in U.S.A. per trovare mia cugina Milena, sposatasi negli anni 60 ed emigrata lì e mai più incontrata. Mi resta anche  da visitare il mio amico Richard Reed presso Kalispell (Montana State) per farci una bella suonata insieme e se mi avanza il tempo e i soldi un bel viaggio da un mio carissimo amico Giancarlo che si è sposato e da anni vive nella città di Krabi nella meravigliosa Thailandia. Ah dimenticavo quasi di dirvi, che vorrei stringere la mano al mio idolo e ispiratore John Fogerty e al suo batterista Kenny Aronoff. Non ho mai abbandonato l'esercizio della batteria (set drum) anzi dopo tanti anni (nel 1969 non avevo i soldi) mi sono comprato una batteria che mi ha sempre entusiasmato la Ludwig! Penso sia l'ultima che avrò, ormai il tempo volge verso la fine, ma io sono sereno!         

 
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